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CONSIDERAZIONI SULLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE

L’attenzione al Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo, e all’amore di cui esso è simbolo, ha radici profonde nella Chiesa. Si possono rintracciare già nell’Antico Testamento, là dove si parla delle “viscere” misericordiose di Dio, dove si parla di cuore.

Nel significato semitico il cuore rappresenta il luogo della volontà e delle scelte fondamentali della persona, quindi il suo “sacrario” più intimo, e non soltanto il luogo dei sentimenti e degli affetti.

Nel Nuovo Testamento, invece, c’è tutta una serie di simboli che si riferiscono al Cuore di Gesù, come, ad esempio: l’acqua, il sangue, ma soprattutto il cuore trafitto: cioè il colpo di lancia che il soldato romano Longino ha sferrato a Gesù in croce, aprendo quel cuore “che ha tanto amato gli uomini”.
La Chiesa ci insegna che la radice della devozione e della spiritualità al Sacro Cuore la si trova nel Vangelo di Giovanni, proprio nella scena della crocifissione. Inoltre una fonte di tale devozione la si incontra anche nel Magistero pontificio e, non ultimo, nei mistici di ogni epoca: da Santa Caterina da Siena, al misticismo renano, e a tante altre apparizioni, lungo i secoli.

Il Papa Leone XIII nell’Anno Santo del 1900 ha consacrato il mondo al Sacro Cuore. Il Papa Pio XI ha voluto assegnare a questa consacrazione l’indulgenza plenaria a chi la recita pubblicamente nella solennità di Cristo Re, e tale privilegio è rimasto fino ad oggi.

È Gesù stesso che ci rivela i segreti del suo Cuore. Le apparizioni del Sacro Cuore, di qualsiasi tipo esse siano, non aggiungono nulla alla Rivelazione, il cui deposito si è concluso con la morte dell’ultimo degli apostoli, Giovanni. Tuttavia anche dopo tale “conclusione” Gesù non ha cessato di attirare la nostra attenzione sul suo amore e sull’Eucaristia che lo racchiude.

Die_Vision_des_Herzens_Jesu_der_Seligen_Marguerite_Marie_Alacoque.jpgNon a caso la maggior parte della apparizioni del Cuore di Gesù, e soprattutto quelle di Paray-Le-Monial, avvengono davanti all’Eucaristia esposta.

La devozione al Sacro Cuore è avvalorata da una enciclica papale la “Haurietis acquas” di Pio XII, che considera questa devozione un vero e proprio culto, sommamente idoneo a raggiungere la perfezione della vita cristiana (nn.60-62). E’ l’ultima enciclica su questo argomento e la più completa, mostra l’aspetto teologico e specifica l’oggetto del culto e la finalità.

Per devozione si intende, secondo San Tommaso d’Aquino: la volontà di dedicarsi prontamente a ciò che riguarda il servizio di Dio. La devozione al Sacro Cuore di Gesù si accorda benissimo con questa definizione ed anche con il documento conciliare sulla liturgia: Sacrosantum Concilium che al n. 13 invita ad armonizzare liturgia e devozione, culto pubblico e culto privato, in modo che tutte le devozioni confluiscano nella liturgia e anche derivino da essa e ad essa introducano il popolo di Dio. E proprio in questo senso la devozione al S.C. non la si può considerare solo un pio esercizio, una prassi, i suoi elementi sono tali, invece, da poterla considerare una spiritualità originale, spiritualità fondante le altre esistenti nella Chiesa. L’enciclica di Pio XI: Miserentissimus Redemptor (sempre sul Sacro Cuore), definisce questa devozione come contenente in sintesi tutto il cristianesimo.

Il card. Ciappi o.p. (1909 – 1996) così ci spiega: “Sia il cuore fisico del Salvatore che il triplice amore da quello significato, fanno parte essenziale della devozione al Sacro Cuore: il Cuore come simbolo; l’amore sensibile, quello spirituale e l’amore increato: come motivo (ratio) del culto tributato al Cuore stesso. Anzi, il vero motivo del culto relativo di latria reso al Cuore di carne del Redentore, come simbolo, è soltanto l’amore divino increato. Ma se il Cuore di Cristo e il suo Triplice amore fanno parte dell’oggetto essenziale del culto, la Persona del Verbo Incarnato ne è il termine ultimo, più proprio, poiché ad essa appartengono l’uno e l’altro. È dunque Gesù Cristo stesso che viene venerato e adorato nel suo amabilissimo cuore”

“anche l’amore della SS. Trinità entra a far parte dell’oggetto integrale e completo del culto prestato al S.Cuore, quale motivo supremo o prima sorgente di tutte le opere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno compiuto in favore dell’umanità: creazione, incarnazione, redenzione, santificazione, glorificazione. E poiché l’amore increato è unico e comune alle tre Divine Persone, posseduto però da ciascuna di loro in modo conforme alle eterne processioni di cui sono principio e termine, sembra doversi concludere che tale amore è oggetto proprio e diretto del culto, anche se, Padre e Spirito Santo non si rivelano amanti se non attraverso il Verbo fatto carne.” – “Il Cuore del Redentore rappresenta tutta la sua vita interiore, in certo senso, è l’immagine naturale, lo specchio della sua Persona, della sua duplice natura, divina e umana e di tutte quelle perfezioni che hanno intimo nesso con la carità”.

Tale devozione, allora, non è solo cristocentrica ma tende a diventare teocentrica. Il Cuore di Gesù è la via privilegiata di accesso al cuore della Trinità.

Il Papa Paolo VI, ci teneva a ricordare che la sua elezione a pontefice era avvenuta il 21 giugno 1963, quell’anno festa liturgica del Sacro Cuore e aggiungeva che: “ l’amore di Dio, di Cristo per noi, è la chiave per capire il cristianesimo. Il culto del S. Cuore offre a chi vuol capire il cristianesimo il suo punto focale, per farne la luce della propria vita spirituale”

Il Sacro Cuore di Gesù è modello non solo della vita intima del cristiano ma anche della sua vita sociale. Gesù è colui che con la sua parola e il suo comportamento ha cambiato la dinamica e la logica della società. Gesù con la sua mitezza è colui che ha cura del debole. Gesù ha amato fino a dare la vita per i nemici , opponendo così alla religione-civiltà della durezza di cuore, la religione-civiltà della mitezza di cuore: ecco la sua civiltà dell’amore.

Alla durezza di cuore dell’uomo moderno e alla civiltà che egli ha fabbricato, la devozione al Sacro Cuore, offre una grande spiritualità per una grande civiltà: la spiritualità del Cuore per la civiltà dell’amore, della vita, della giustizia, della pace, di una cultura veramente in favore della persona umana. !

Questa devozione è dunque anche un invito a sentirsi solidali con gli altri, ad avere sollecitudine per la comunità umana e il suo bene, invita a “farsi carico” delle miserie del mondo. Il mondo è affidato all’umanità e tutti lo debbono gestire insieme, senza esclusioni, condividendone le responsabilità, ciascuno nel suo ambito, condividendo la sollecitudine per la crescita non solo numerica ma qualitativa dell’umanità. Saper creare le condizioni in cui tutto l’uomo e tutti gli uomini possano portare a compimento le loro potenzialità. Per far questo l’uomo deve innanzi tutto educare se stesso, tendere a diventare pienamente umano (S.r.s. n. 30), che ciascuno prenda in mano il “coltivare se stesso”, che non rimangano bloccate le potenzialità e i talenti di ognuno e allo stesso tempo concorrere al bene di tutto l’essere umano in ogni essere umano.
Le strutture di peccato del nostro tempo si vincono solo con l’impegno per il bene comune del prossimo, con la disponibilità, in senso evangelico, a “perdersi” in favore dell’altro invece che sfruttarlo, e a “servirlo” invece di opprimerlo per il proprio tornaconto. Il Regno del Sacro Cuore, il Regno dell’Amore si attueranno tra gli uomini man mano che essi impareranno ad amarsi, perdonarsi, servirsi a vicenda.

L’impegno cristiano nel mondo, però, lo ricordiamo ancora, scaturisce dalla intimità con Dio. Sarà dall’ardore di questo rapporto con Dio a far scaturire la fecondità dell’azione sociale. Peccato che molti oggi disertino “l’altare del cuore”.

Il culto al Sacro Cuore ci esorta a non lavorare nel nome di Dio senza Dio.

Infatti l’azione temporale del cristiano non può basarsi soltanto sul titanismo dello sforzo umano. Anche dopo il Concilio Vaticano II si diffuse la presunzione di credere che fosse l’azione dell’uomo a salvare il mondo. Questo concetto evidenzia ciò che nella cultura contemporanea si è verificato a livello profondo, lo spostamento tra verità ed efficacia, la suprema norma del secolo XX, sembrò essere l’efficacia. Siccome sull’uomo moderno incombe il dovere dell’azione, la spiritualità del Sacro Cuore sembrava troppo passiva per rinnovare la spiritualità moderna, e la si è messa da parte. Questo rilievo è riportato anche nella Haurietis Acquas

sagrado.gif La nuova rivoluzione che i tempi moderni attendono è la liberazione della intelligenza, la devozione al Sacro Cuore e ci ricorda che uno dei compiti attuali dell’apostolato sociale è  il rinnovamento della cultura. Questa devozione perciò non è invito a isolarsi nell’intimismo della preghiera ne a buttarsi a capofitto nell’azione, ma è richiamo a un sano equilibrio tra le due forme. Un fondare l’azione sulla preghiera e sull’unione con Dio non basta.Non si tratta di un richiamo alle teorie ne tanto meno alle utopie, ma a realizzazioni esistenziali e storiche, rendere testimonianza alla Verità  é offerta, pura preghiera ma si deve fare anche attraverso la vita  per ridare speranza all’uomo e la Chiesa non può esimersi da questo compito.

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