Chiesa Cattolica, Riflessioni

La persecuzione reale la subisce solo chi dice la Verità

Padre Tomislav Vlašić, viceparroco di Medjugorje dal 1981 al 1984, è e rimane un personaggio giustamente discusso: sospettato da Žanić di essere, nei primi anni, l’autore dei messaggi della Gospa, è stato inoltre sottoposto nel 2008 a severissime sanzioni disciplinari da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. Bisogna però anche dare ora atto a questo testimone dei fatti di avere il coraggio di proferire, in merito alla questione di cui stiamo discutendo, parole che trovano perfetto e preciso riscontro nella indiscutibile documentazione storica esistente.
Questo il suo racconto:

All’incirca dopo il primo anniversario [quindi nel 1982, n.d.a], il loro atteggiamento [dei capi del regime, n.d.a.] cominciò a cambiare, perché si convinsero che il radunarsi della gente a Medjugorje non aveva affatto una connotazione politica. […] Più tardi, precisamente nell’inverno del 1983, iniziò una nuova azione pilotata del governo di allora, che intendeva incentivare ed introdurre il “turismo religioso” e la rapida costruzione di case che sarebbero servite a quello scopo: un’operazione che ha deturpato notevolmente il paesaggio, come si può notare anche oggi. Da quel momento il regime cambiò completamente tattica: cominciò a sfruttare le apparizioni della Madonna e il radunarsi del popolo per i propri interessi e per arricchirsi materialmente.
[A Medjugorje la Madonna è viva – Colloqui con padre Tomislav Vlašić, Luci dell’Esodo, Mestre, 2008, p.41]

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Ben presto, pertanto, l’opposizione di Žanić costituì un atteggiamento che non solo non compiaceva il governo ma era addirittura ad esso sgradito.
Possiamo anzi dire che più cresceva e diventava inequivocabile la simpatia del regime nei confronti di Medjugorje, più l’evidenza dei fatti rendeva netta la posizione del vescovo contro Medjugorje.
Evidenziamone ulteriori prove.
Il 25 giugno 1987, sesto anniversario delle apparizioni, padre Laurentin (che, è bene ricordarlo, è stato per almeno quindici anni il maggiore e più noto propagandista di Medjugorje a livello mondiale) valuta che i fedeli affluiti in Erzegovina siano tra i 50 e i 100 mila, ma lo stesso mariologo francese dice che i giornali controllati dal governo “hanno generosamente stimato questa folla in 400 mila persone” [R. Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, O.E.I.L., Paris, 1988, p. 3].
Nel 1988 lo stesso Laurentin ammette esplicitamente quanto segue:

Si sa che oggi le autorità economiche e turistiche del paese considererebbero una condanna di Medjugorje come la catastrofe nazionale.
[René Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, cit., p. 23]
Ebbene, il 29 settembre 1986, il vescovo dichiara in un’intervista al sacerdote messicano Ruben Rios:

La gente mi addita come un eretico. Mi dà pena sapere che la gente pia e semplice parla male di me, ma io sono assolutamente certo, al cento per cento, che tutto ciò che riguarda queste apparizioni è una pura menzogna, un imbroglio, una falsità. Io non posso parlare contro la mia coscienza. Preferirei morire.
[Medjugorje, Entrevista al excmo Sr. Dr. Pavao Zanic, obispo de Mostar effettuata da padre Ruben Rios Zalapa – Caminos de Luz. Xet – Apart. Postal 203, 64000 Monterrey, N.L. Mexico e pubblicata a dicembre 1986 dalla diocesi di Monterrey con l’imprimatur del vescovo, mons. Suarez Rivera]
Nonostante le intimidazioni, il 25 luglio 1987 Žanić nella sua predica a Medjugorje, in occasione della Cresima, esprime, con compostezza ma con altrettanta nettezza, il suo giudizio sulla vicenda (il testo integrale dell’omelia è pubblicato in R. Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, cit., pp. 72-75).
Laurentin riporta poi le parole più volte ripetute dal vescovo nel corso del 1988:

Io rischio la vita con i fanatici delle apparizioni.
[R. Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, cit., p. 13]
Il 21 marzo 1988 Žanić scrive, in una lettera privata ad un salesiano americano:

Caro padre Jacques,
Lei è una delle poche persone ad aver visto chiaramente quest’impostura. […] Un’enorme propaganda è stata fatta nel mondo intero: libri, cassette, videocassette, articoli di giornale, oggetti religiosi, statue, medaglie, ecc, in grande abbondanza. Fino ad oggi, mai dei veggenti avevano ricevuto un sostegno così poderoso come quelli di Medjugorje. […]
Durante i lavori della mia commissione d’inchiesta, sono rimasto costantemente in contatto con la Congregazione per la Dottrina della Fede e con il cardinal Ratzinger personalmente. Terminati i lavori, abbiamo discusso della pubblicazione del giudizio finale. Il Cardinale mi ha detto che i difensori di Medjugorje erano troppo forti e che sarebbe stato meglio far proseguire i lavori da una Commissione nominata dalla Conferenza Episcopale.
[in Fr. Michel de la Sainte Trinité, Medjugorje en toute vérité, CRC, Saint-Parres-lès-Vaudes, 1991, pp. 445-446]
Ci sono, aggiunge Žanić in questa lettera del 1988, forti pressioni per “preservare Medjugorje senza pronunciare un giudizio definitivo” [ivi, p. 446].
Il 20 ottobre 1989, in un’intervista al giornalista Kieron Wood, della Radio-Televisione irlandese, in barba al governo che avrebbe considerato, come dice Laurentin, “una condanna di Medjugorje come la catastrofe nazionale”, Žanić dichiara:

Il denaro gioca un ruolo molto importante in questa questione. […]
A proposito dei test privi di valore del dottor Joyeux e di padre Laurentin, quando sono stati pubblicati, gli psichiatri della Commissione hanno detto Ah, non significano niente. […]
Ci sono molti avvocati e difensori che lavorano per Medjugorje. […]
Mi è stato detto:
Lei non può immaginare le pressioni, qui a Roma, perché si lasci continuare Medjugorje.
[in Fr. Michel de la Sainte Trinité, Medjugorje en toute vérité, cit., pp. 487-488]

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Nel 1990 il regime comunista jugoslavo cessa di esistere. Nel marzo di quell’anno, Žanić rende pubblico un suo memoriale in italiano, inglese, tedesco e croato: La verità su Medjugorje, dove scrive, tra l’altro:

Ho dichiarato in precedenza, ed ora ripeto questa dichiarazione, che se la Madonna lascerà il segno di cui i ‘veggenti’ parlano, farò un pellegrinaggio da Mostar a Medjugorje (30 km) in ginocchio e implorerò perdono ai francescani e ai veggenti.
[§ 19]

Se tutte le “cose cattive” potessero essere rese pubbliche, allora la risposta sarebbe chiaramente negativa da parte di ognuno. Tuttavia i padri Laurentin, Rupcić, Vlašić, Barbarić ed altri nascondono meticolosamente la verità.
Se i difensori di Medjugorje incontrano qualcuno che è scettico sulle apparizioni, loro isolano rapidamente quella persona, l’accusano di qualcosa o la dichiarano pazza.
La maggioranza del pio pubblico è rimasta ingenuamente vittima della grande propaganda, del racconto delle apparizioni e delle guarigioni. Questa gente stessa è diventata la più grande propaganda per gli eventi. Essi non si fermano nemmeno a pensare che la verità sia stata nascosta da menzogne deliberate.
Essi non sono a conoscenza del fatto che non è avvenuta neanche una guarigione miracolosa che sia stata verificata da esperti competenti.
[§ 21]

Ci sono molte preghiere e pie attività a Medjugorje. Alcuni dicono che ci sono state anche conversioni. Ho ricevuto invero molte lettere veramente commoventi e mi dispiace per coloro che prima o poi resteranno delusi. Ma ci sono stati anche fanatismo, superstizione e cattiva informazione sugli eventi di Medjugorje. Ho anche ricevuto per posta molte accuse volgari, che non posso riportare, tutte nel nome della “Regina della Pace”. Quello che c’è di positivo in questi eventi non può giustificare le falsità e le menzogne che sono state diffuse per condurre il mondo a Dio.
[§ 28]
Nel 1993 mons. Žanić lascia, per raggiunti limiti di età, il suo incarico di vescovo.
Ancora nel 1996, ormai settantottenne, alla domanda se sia ancora “così fermamente convinto” riguardo alla falsità di Medjugorje, Žanić risponde:

Sempre più convinto e sicuro.
[“Crkva na Kamenu” (bollettino pastorale diocesano), 5/1996, p. 12]
Egli è deceduto l’11 gennaio 2000, all’età di 82 anni, rimanendo sempre inequivocabilmente saldo nelle sue posizioni, anche davanti alle calunnie che ha dovuto per tanti anni patire.

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